sabato 10 novembre 2012

Sushi, arte e dedizione.

Premetto che non sono una patita del sushi, al quale preferisco di gran lunga una frittura di paranza o un piatto di spaghetti con le vongole, ma sono rimasta veramente impressionata da un documentario sul personaggio considerato il più grande maestro al mondo nel campo, tale Jiro Ono.

In tv, ormai,  passano innumerevoli versioni di programmi in cui si assiste alla preparazione di cibi, più o meno raffinati, con lo chef di turno che spiega tutti i passaggi per ottenere un buon risultato, per gli occhi ed il palato. Ma in questo caso è diverso, perchè assistere alla giornata tipo di questo giapponese ottantacinquenne, proprietario di un piccolo ristorante da 10 posti, a Tokyo, con prenotazioni per mesi da tutte le parti del mondo , ti fa cadere in una sorta di fascinazione.

Jiro può insegnarci diverse cose, perchè ama profondamente il suo lavoro, e la cura che mette in tutto quello che fa mira ad accrescere la sua onorabilità. Noi tendiamo, in genere, a parlare di lavoro che appassiona o di lavoro che fa guadagnare.  Lui dice invece: amate il vostro lavoro.

Il sushi è sicuramente un pasto minimalista, ma Jiro non fa come in altri ristoranti, che arricchiscono il menu con altri piatti. Lui prepara, assistito dal figlio,  solo sushi di elevatissima qualità, circa 20 pezzi per persona, alzandosi alle quattro di mattina per andare al mercato del pesce a scegliere personalmente il prodotto migliore. Al cliente chiede solo di fornirgli qualche dettaglio, tipo il  piatto che preferiscono e se sono mancini.

Jiro era povero, ma la dedizione ed il sacrificio lo hanno ripagato. E vederlo lavorare il pesce in maniera così sublime ci fa capire che il talento può essere una componente del lavoro, ma non l'unica. Perchè il talento da solo non basterebbe.





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