sabato 26 gennaio 2013

Meglio piangere su una Ferrari...



(Illustrazione di Giancarlo Caracuzzo)



L'altra sera, rientrata a casa più tardi del solito,  mi è capitato di vedere una parte della prima puntata delle Invasioni Barbariche, in cui veniva intervistato da Daria Bignardi Lorenzo Amurri, ultimo figlio del noto Antonio,  compositore e scrittore. Lorenzo è diventato tetraplegico in seguito ad un grave incidente sugli sci, all'età di 26 anni. Ora ne ha 42 ed ha scritto un libro sulla sua esperienza, da quel tragico giorno in poi.
Lorenzo è un uomo intelligente ed ironico, a tratti emerge la sua adolescenza da musicista alternativo metal rock, la sua ribellione verso le convenzioni, anche ora che deve convivere con il suo gravissimo handicap. 
Racconta del suo proposito di togliersi la vita quando era in ospedale a Zurigo per la riabilitazione, gettandosi da una collinetta con la carrozzella,  si lamenta del fatto che i medici parlano con il suo assistente invece di rivolgersi a lui, come fosse incapace di comprendere, e lo fa con graffiante cinismo e lucida consapevolezza.  Insomma, è un uomo che possiede una grande energia.
Mentre guardavo le foto che scorrevano dietro di lui, e le interviste ai suoi familiari ed amici, pensavo ad un ragazzo che ho conosciuto qualche giorno fa e che si trova più o meno nella stessa condizione, in seguito ad un incidente stradale. 
Augusto, di origine dominicana, mi raccontava di quanto sia difficoltoso muoversi a Roma con la carrozzella e con i mezzi pubblici: i marciapiedi non sono quasi mai agibili, i sanpietrini bloccano le ruote, gli autobus dovrebbero avere delle pedane per farti salire, ma non funzionano mai. 
Augusto non è andato a Zurigo a fare riabilitazione, lui è venuto a Roma, al San Camillo, dopo aver sposato una donna molto più grande di lui che faceva la badante, con la quale litiga tutti i giorni.
Lorenzo ha un assistente fisso tutto il giorno, che lo accompagna ovunque con un van da cui estrae la carrozzella. Continua a viaggiare in lungo ed in largo  (foto di palme e spiagge meravigliose) e addirittura, nonostante sia paralizzato ed insensibile dai capezzoli in giù, continua a fare sesso (purchè ci sia empatia, dice lui).
Augusto non ha la possibilità di tornare spesso a casa sua, a Santo Domingo, ed ha nostalgia di quel clima e di quelle spiagge, tra le più belle del mondo, ma il suo sogno è quello di poter migliorare la condizione dei "diversamente abili" del suo poverissimo paese, e sta studiando per diventare ottico.


"I soldi non faranno sempre la felicità, ma è meglio piangere su un Ferrari che su una 500".


sabato 19 gennaio 2013

Barba non facit philosophum... facit gentleman.







Le sfilate maschili, quest'anno, da Londra a Milano, fino al Pitti Uomo di Firenze, oltre ad indicare le prossime tendenze invernali in fatto di abbigliamento, hanno segnalato importanti notizie sul look più appropriato del gentleman modaiolo.

Dalle passerelle emerge quanto la barba riprenda il suo potere: come per le donne hanno importanza i tacchi alti o la minigonna, la barba pare che eserciti un certo fascino sul genere femminile, soprattutto quando è oggetto di grande cura, nonostante liberi dall'impegno di radersi quotidianamente.

E forse in un momento di grande incertezza - seppure il detto latino ci mette in guardia - l'uomo barbuto appare rassicurante ed affidabile perchè ci rimanda ai grandi filosofi, musicisti ed esploratori che hanno forgiato la cultura odierna, spaziando da Confucio a Cristo, e molto oltre. 

Anche Hollywood ha sovente usato gli uomini barbuti come segno di forza: basti pensare a Clint Eastwood nei primi western di Sergio Leone, a Robert De Niro ne "Il cacciatore, a Paul Newman ne "La stangata". Anche a Ben Affleck la barba ha portato molta fortuna, oltre a donargli un fascino più maturo e meno "bamboccione";  il suo film "Argo" ha avuto grande successo tra i critici ed ha conquistato sette nomination agli Oscar.

Ma non è finita qua. E' ritornato anche il ciuffo, per intenderci quello stile James Dean, eterna icona di stile. Soltanto Dolce&Gabbana, però, hanno riproposto e osato una "banana" ingelatinata come quella di John Travolta in Grease.



venerdì 11 gennaio 2013

Fare impresa...è un' impresa!

 Se non avete paura di osare,  e siete sempre alla ricerca della sfida,  ci sono ancora tanti modi di fare impresa. Ma se la crisi nera nel 2013 lascerà il posto ad un po' di ottimismo,  nulla tornerà come prima, perchè i modelli di business sono in profonda evoluzione. 

La libertà di organizzare il proprio tempo, uno stipendio potenzialmente alto,  sempre nuovi stimoli quotidiani,  un pensiero laterale e creativo per superare gli ostacoli o migliorarsi. Questo è il bello dell'imprendere.E ve lo dice una che l'ha fatto.

Le tutele purtroppo, non sono molte, per gli imprenditori seri. Il sistema pensionistico che garantisce una miseria se si versano solo i contributi minimi, responsabilità nei confronti dei propri dipendenti,  la concorrenza spietata presente in quasi ogni settore. E c'è di più: oltre alla presenza di ostacoli all'ingresso, come oneri amministrativi insostenibili, e la mancanza di accesso al credito, bisognerà confrontarsi oggi anche  con la rivoluzione digitale.

In Europa, però, ci sono venticinque milioni di disoccupati e sarà sempre più difficile accedere ad un posto cosiddetto "fisso", quello agognato dai più, secondo gli ultimi sondaggi.

Certo, sarà molto difficile che nasca un Bill Gates nelle nostre cantine. Anche perchè il giorno dopo avremmo fuori dal locale la polizia, la Asl e la Guardia di Finanza. Ma si può studiare forse qualche nuovo modello di business e tentare di intraprendere la via dell'imprenditoria non convenzionale, quella che investendo una cifra non elevata riesce ad ottenere un buon ritorno.

Magari possiamo seguire i consigli di Chris Guillebeau, che si definisce imprenditore, viaggiatore e scrittore, con  'The Art of Nonconformity"  e "The $100 Startup", su quelli che sono riusciti a fare tanti soldi cominciando con 100 dollari.

Un esempio del suo messaggio:

Per non essere uomini medi. 



venerdì 4 gennaio 2013

Mondezza, mezza ricchezza...

Mentre ci prepariamo ad una nuova  manifestazione per la chiusura della discarica più grande d'Europa  Protesta contro la discarica, a titolo personale sto effettuando una ricerca tra le varie soluzioni possibili per evitare tale scempio. Dopo l'isola fatta di rifiuti da ormeggiare a Fiumicino, Isole dell'immondizia, leggo che in Messico si può comprare il cibo pagandolo in spazzatura.
Allora, le cose sono andate così: Città del Messico conta 25 milioni di abitanti e produce ogni giorno più di 12 mila tonnellate di rifiuti indifferenziati. Lo scorso gennaio ha chiuso i battenti, per esaurimento, la discarica di Bordo Poniente, che per estensione era diventata grande come 45 campi da calcio. E le autorità, di fronte all'emergenza,  hanno pensato bene di dare un valore commerciale ai rifiuti, per spingere la popolazione alla diffusione della differenziata. Succede quindi che ogni prima domenica del mese ci si può presentare nel parco di Chapultepec con il proprio sacco di rifiuti, rigorosamente differenziati e puliti. Questi vengono valorizzati e pesati e a seconda della categoria (carta, plastica, alluminio, vetro) i cittadini ricevono un voucher spendibile nei negozi e nelle botteghe agricole convenzionate.
I valori del recupero sono ancora piuttosto bassi, ma si pensa già ad aprire nuovi "mercati" del riciclo.

E guardate questa bella operazione di 'guerrilla marketing' , sempre in Messico.

Applauso per il riciclo.