sabato 19 gennaio 2013

Barba non facit philosophum... facit gentleman.







Le sfilate maschili, quest'anno, da Londra a Milano, fino al Pitti Uomo di Firenze, oltre ad indicare le prossime tendenze invernali in fatto di abbigliamento, hanno segnalato importanti notizie sul look più appropriato del gentleman modaiolo.

Dalle passerelle emerge quanto la barba riprenda il suo potere: come per le donne hanno importanza i tacchi alti o la minigonna, la barba pare che eserciti un certo fascino sul genere femminile, soprattutto quando è oggetto di grande cura, nonostante liberi dall'impegno di radersi quotidianamente.

E forse in un momento di grande incertezza - seppure il detto latino ci mette in guardia - l'uomo barbuto appare rassicurante ed affidabile perchè ci rimanda ai grandi filosofi, musicisti ed esploratori che hanno forgiato la cultura odierna, spaziando da Confucio a Cristo, e molto oltre. 

Anche Hollywood ha sovente usato gli uomini barbuti come segno di forza: basti pensare a Clint Eastwood nei primi western di Sergio Leone, a Robert De Niro ne "Il cacciatore, a Paul Newman ne "La stangata". Anche a Ben Affleck la barba ha portato molta fortuna, oltre a donargli un fascino più maturo e meno "bamboccione";  il suo film "Argo" ha avuto grande successo tra i critici ed ha conquistato sette nomination agli Oscar.

Ma non è finita qua. E' ritornato anche il ciuffo, per intenderci quello stile James Dean, eterna icona di stile. Soltanto Dolce&Gabbana, però, hanno riproposto e osato una "banana" ingelatinata come quella di John Travolta in Grease.



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