Siamo convinti che Internet ci aiuti a perseguire e praticare una democrazia allo stato puro? E fino a che punto? Il M5S lo sostiene, per esempio, e i suoi componenti si vantano di attuare una democrazia 2.0, che discende dall'appartenere ad una platea che si esprime soprattutto attraverso il web.
(Illustrazione di Giancarlo Caracuzzo)
E siccome il potere dell'innovazione non è più detenuto dalla politica, che non ha il coraggio e la forza di imporre le proprie promesse, soprattutto in questo periodo di crisi stagnante, secondo Jacques Séguéla, uno dei più grandi comunicatori e pubblicitari, l'unica speranza sarà il coraggio imprenditoriale.
Secondo Séguéla, le scelte decisive non sono più fatte dall'elettore ma dal consumatore, che ha un potere immediato e continuo sulle aziende, pretendendo qualità, prezzo, ma anche moralità.
E i grandi marchi, nel momento in cui acquisiscono credibilità e successo, moltiplicandosi e riproducendosi attraverso fusioni e acquisizioni, non vendono solo prodotti, ma anche una rappresentazione del mondo, i suoi valori, i suoi stili di vita.
Apple, ai tempi di Steve Jobs, era maestra di questa contaminazione: espandere un marchio forte, usandolo per scardinare antichi business e reinventarli. Non a caso i suoi eredi stanno tentando di appropriarsi di un nuovo mestiere, la televisione, mentre l'Ikea si lancia nel settore alberghiero, e Google si occupa di diritti umani, censura, rapporti con i regimi autoritari.
Zuckerberg, d'altra parte, ha lanciato una lobby per una politica di frontiere aperte ai talenti stranieri in tutta la Silicon Valley, e sta facendo pressioni sul Congresso degli Stati Uniti.
Saranno loro i nuovi Grandi Fratelli?
(Illustrazione di Giancarlo Caracuzzo)
E siccome il potere dell'innovazione non è più detenuto dalla politica, che non ha il coraggio e la forza di imporre le proprie promesse, soprattutto in questo periodo di crisi stagnante, secondo Jacques Séguéla, uno dei più grandi comunicatori e pubblicitari, l'unica speranza sarà il coraggio imprenditoriale.
Secondo Séguéla, le scelte decisive non sono più fatte dall'elettore ma dal consumatore, che ha un potere immediato e continuo sulle aziende, pretendendo qualità, prezzo, ma anche moralità.
E i grandi marchi, nel momento in cui acquisiscono credibilità e successo, moltiplicandosi e riproducendosi attraverso fusioni e acquisizioni, non vendono solo prodotti, ma anche una rappresentazione del mondo, i suoi valori, i suoi stili di vita.
Apple, ai tempi di Steve Jobs, era maestra di questa contaminazione: espandere un marchio forte, usandolo per scardinare antichi business e reinventarli. Non a caso i suoi eredi stanno tentando di appropriarsi di un nuovo mestiere, la televisione, mentre l'Ikea si lancia nel settore alberghiero, e Google si occupa di diritti umani, censura, rapporti con i regimi autoritari.
Zuckerberg, d'altra parte, ha lanciato una lobby per una politica di frontiere aperte ai talenti stranieri in tutta la Silicon Valley, e sta facendo pressioni sul Congresso degli Stati Uniti.
Saranno loro i nuovi Grandi Fratelli?