sabato 11 maggio 2013

Da Lenin a Putin, passando per la vodka.

 (Illustrazione di Giancarlo Caracuzzo)

So per certo che il mio blog viene letto anche in Russia, e la cosa mi fa veramente molto piacere.
A maggior ragione, sfogliando i giornali nei giorni scorsi, sono stata colpita dalla notizia che Vladimir Putin, al suo terzo mandato come presidente della Russia, non è riuscito a invertire il processo di lento, ma inesorabile decadimento del suo Paese, afflitto anche da una persistente epidemia di alcolismo che continua a mietere vittime, e che pare prenda il via dalle purghe staliniste, quando il dittatore, vittima forse di problemi psichiatrici (uccise il medico che gli aveva diagnosticato una sindrome paranoide), per tenere a bada la popolazione, oltre che utilizzare metodi come la deportazione, la tortura o la prigionia, immise grandi quantità di alcolici in circolazione, a prezzo molto basso. La conseguenza fu che fino agli anni '60 la vita media della popolazione maschile era di 50 anni.
L'Onu ha stimato che nel 2050 la Russia avrà perso 30 milioni di persone in mezzo secolo, riducendo, dal 2000, la popolazione a 116 milioni di persone.
E questo anche se il predecessore di Putin, Michail Gorbaciov, con la sua campagna contro l'alcol è riuscito a prevenire all'incirca 400 mila morti, chiudendo le distillerie ed il 90% di negozi di alcolici a Mosca.
Ora la vita media di un uomo in Russia è di poco più di 69 anni e i morti superano i nuovi nati. Anche le donne dopo i 30 anni sono poco invogliate e fare figli, se i loro uomini sono così dediti alla loro dose giornaliera di vodka e le ristrettezze economiche non consentono altri lussi.
Tutti in Russia?



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