mercoledì 19 dicembre 2012

Strategia di auto-rappresentazione.

In un'ottica sociologica Pierre Bourdieu avrebbe chiamato così la necessità di nascondere la propria inferiorità economica, per cui l'abito o l'accessorio diventano una strategia per rivendicare una immagine di successo nella propria cerchia di conoscenze. Non a caso,  per fare degli esempi,  nella cultura hip hop imperversavano le catene d'oro, e da anni le borse Louis Vitton sono il simbolo, il "wannabe" di tutte le ragazze italiane modaiole.
Ma c'è un gruppo, una categoria di persone che è stato studiato e fotografato da Daniele Tamagni, che mi ha particolarmente colpito, provenendo da uno dei paesi africani più tormentati, la Repubblica del Congo. Il Paese è tra i primatisti mondiali per ricchezze del sottosuolo, ma risulta all'ultimo posto per il prodotto interno lordo.
Oltre ai diamanti e all'oro sono presenti grandi quantità di coltan, un prezioso minerale che è componente fondamentale per la fabbricazione dei nostri cellulari - pensate un po' - tanto che i registi del sanguinario conflitto che vede contrapposte le due etnie, tutsi ed hutu,  da decenni, sono le due superpotenze Cina e Usa.
In questo terrificante scenario sono nati i 'sapeurs' (prendono il nome dalla sigla SAPE, che significa Société des Ambianceurs et des Personnes Elegantes - Ambianceur è un neologismo coniato in Africa francofona, che significa  persone che creano un'atmosfera -)Bene, i sapeurs, che provengono quasi tutti da Brazzaville, la capitale, sono congolesi che fanno i tassisti, i falegnami, i becchini, e che si riuniscono, in genere la domenica,  perchè credono nell' edificante, redentore, beatificante effetto del vestirsi bene, tanto che sono disposti a mettere i loro sudati risparmi dentro questa convinzione, spendendo somme inverosimili per le loro possibilità, preferendo un abito griffato al cibo. Comprano scarpe di coccodrillo francesi, cappotti sportivi inglesi, cravatte artigianali italiane e sfilano e si muovono in complicate coreografie per farsi ammirare.
Se li interroghi, loro dicono che hanno la "sapology" nel sangue, e non si preoccupano del fatto  che con tutti quei soldi potrebbero acquistare una macchina, passare a una casa migliore, o pagare rette scolastiche per i  propri figli.

Giuro che non parlerò più male dei "coatti" italiani!


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