domenica 26 gennaio 2014

Meglio una omelette di larve fresche o una torta di grilli? Conviene abituarci all'idea.

Apprendiamo che gli Italiani, tra i primi fruitori di quella che viene definita "cucina mediterranea", a causa della crisi stanno diminuendo drasticamente il consumo di frutta e verdura,  e le famiglie, rispetto all'anno 2000,  mettono nel carrello della spesa 100 kg in meno di prodotti ortofrutticoli ogni anno.

Il dato è abbastanza preoccupante, soprattutto perchè il consumo degli alimenti freschi si è ridotto addirittura di più di quella che viene considerata dall'Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) la soglia minima per preservare la salute , fissata in 400 grammi al giorno pro-capite.

Illustrazione di Giancarlo Caracuzzo
Ma niente paura: ci verrà in soccorso l'ento-food, il cibarsi di insetti,  nuova frontiera dell'alimentazione su scala mondiale: basso o nullo impatto inquinante, basso costo di produzione e di consumo, alto valore nutrizionale dell'insetto nelle sue sterminate varianti (circa 1900).  E non sarebbe neanche una grande novità, visto che per esempio le locuste erano regolarmente utilizzate nella Grecia antica, mentre i Romani mangiavano le larve di un insetto che chiamavano cossus. E sappiamo anche di cosa sanno questi insetti: la cavalletta ha un sapore tenue, ma è consigliabile asportarne l'ala prima di mangiarla, perchè di difficile masticazione. Il baco da seta ha un gusto erbaceo. Il grillo si frantuma in bocca e di solito va fritto. Quella più sorprendente è la mosca domestica: ha un sapore che ricorda vagamente quello della panna.

Marco Ceriani, esperto di nutrizione e benessere, per illustrare il pregiudizio che c'è nei confronti del nutrirsi di insetti cita Darwin, che si stupiva del fatto che la sbrodolatura della minestra sulla barba fosse recepita come disgustosa, mentre la barba e la minestra, prese singolarmente, non lo fossero.

Ma non mi ha convinto molto, devo dire.


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