domenica 16 febbraio 2014

Lavori forzati come sovrapprezzo all'idiozia?


Pinocchio e la Balena - Giancarlo Caracuzzo



Non è in un cortile di Sing Sing, neanche a San Vittore, ma il ragazzino che pulisce, raccatta rifiuti, mette ordine con scopa e badile,  sta scontando una pena nella sua scuola media, in provincia di Venezia.
In una Italia non lontana nel tempo per lui ci sarebbe stata probabilmente una pesante sospensione dalle lezioni, ma stavolta va diversamente: si è deciso che dovesse essere impiegato in lavori socialmente utili. La pena alternativa è stata caldeggiata dal preside, dagli insegnanti, ma soprattutto dai suoi genitori.
La novità è proprio questa. In questo piccolo paesino, ma anche altrove,  padri e madri non difendono più a prescindere la "creatura", ma accettano di considerare una seconda ipotesi, a volte più scomoda, rendendosi finalmente conto che una punizione può servire più delle arringhe difensive, di quel "metta giù le mani da mio figlio o chiamo il mio avvocato" o "la scuola non sa fare il suo mestiere", tanto di moda negli ultimi anni.
Certamente è troppo presto per dire che l'atteggiamento iperprotettivo e complice dei genitori stia virando all'indietro, né sarebbe opportuno regredire al tempo in cui alla punizione - magari corporale - degli insegnanti, si aggiungeva anche un'altra razione di sberle in famiglia.
Questi per me sono i primi segnali di rinsavimento collettivo e di buonsenso,  al punto di accettare che a sbagliare possa essere nostro figlio, e che se ne assuma la responsabilità, perchè a casa non ci sono più individui sempre pronti a giustificare e a cavare dai guai.
Ed un po' di sano lavoro come sovrapprezzo alle idiozie non mi sembra male, invece delle "comode" (per i ragazzi) sospensioni dalla lezioni.




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