domenica 19 maggio 2013

Donne in assetto da guerra.


Se non ce ne fossimo accorti, questa estate la vera tendenza in tema di look è il camouflage, o stampa mimetica. Dai pantaloni skinny, alle minigonne, agli shorts, alle borse, fino alle giacche e le camicie, è tutto un fiorire di piccole borchie e di macchie. Non solo, dicono le fashion bloggers: la stampa leopardata e quella camouflage sono divine insieme!

Ma perchè, dico io?  Oggi il mimetico non ha più il valore simbolico che aveva alla fine degli anni Settanta, quando,  in piena contestazione, i giovani andavano a vestirsi nei mercatini dell' usato, dove l' abbigliamento militare, mimetico compreso, andava per la maggiore, e i giovani saccheggiavano le divise militari di seconda mano, per reinventarsi il loro guardaroba. In quel periodo vestire così era un modo di essere contro, di dimostrare la propria rabbia contro il sistema.

Che senso ha, a distanza di oltre trent' anni? C'è un messaggio?  Gli stilisti dicono di no. «Sì, può definire un nuovo decoro, reso gioioso e gentile, senza più aspetti militareschi - spiega lo stilista Elio Fiorucci - oggi chi ama il camouflage non è un contestatore. È solo un fan della moda».

Certo, che battaglia può condurre una donna che indossa queste scarpe?  Di quale contestazione può chiamarsi testimone?
 Forse soltanto di un bisogno sempre più estremizzato di farsi notare, di assomigliare a quelle che ce l'hanno fatta ad apparire in televisione, a sposarsi con un calciatore.
Spesso boteriane fanciulle che sono convinte che il fuseaux mimetico dona moltissimo anche a loro, nonostante i venti chili e i venti centimetri che le separano da Belen.
Pura glorificazione del narcisismo, insomma. Null'altro.
Anche perchè ci saranno altrettanti maschietti che si vestiranno e si tatueranno avendo come modello Fabrizio Corona, senza averne il fisico, naturalmente.


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