sabato 12 ottobre 2013

Dal figlio sul misura al leader per caso. Meno male.

Illustrazione di Giancarlo Caracuzzo

Il mito dell'eugenetica sta diventando realtà.
Attraverso dei complicati algoritmi, partendo dalle caratteristiche genetiche dei genitori, si potrà decidere se un figlio dovrà avere gli occhi azzurri, verdi, o neri.

Ma non solo. Nel questionario,  strutturato apposta per affinare la selezione,  a parte scegliere il sesso, si devono barrare altre caselle, del tipo: lo vogliamo longevo, ma a rischio di cancro al colon e ospedalizzazione, oppure preferiamo che abbia un numero minimo di giorni trascorsi in ospedale? In che sport lo vorremmo vedere eccellere? E così via.

E' una azienda americana,  che dispone di un gigantesco database di dna (400.000 profilazioni), che sta mettendo a punto il sistema,  che consentirà ai single o alle coppie che si affidano alla fecondazione eterologa, di scegliere lo spermatozoo o l'ovulo giusto per avvicinarsi al proprio ideale di figlio. Un figlio à la carte, insomma.

E ora veniamo ai bambini leader per caso, ma che hanno le idee molto chiare su come deve girare il mondo: "Caro ministro, le scrivo perché mi piacerebbe avere una maestra". La lettera di Timothée, 9 anni, è stata imbustata qualche giorno fa a Vins-sur-Caramy, nel sud della Francia, per essere recapitata nell’ufficio parigino di Vincent Peillon, titolare dell’Istruzione.
L’alunno di quinta elementare è diventato il portavoce della sua scuola dove manca da mesi una maestra di ruolo. «È un grosso problema Signor Ministro. Se continua così finiremo davvero nei guai». La lettera di Timothée è diventata subito un piccolo caso, ripresa dai giornali e tv francesi, costringendo il ministro a rispondere.
E ormai capita sempre più spesso di assistere a conferenze o eventi umanitari in cui bambini sono chiamati a esprimersi, a dare il loro punto di vista. Usano parole e concetti semplici, diretti, si fanno capire meglio.
Molto scalpore e commozione ha destato il discorso che la giovane attivista pakistana Malala Yousafzai ha tenuto il 28 settembre a Harvard,  di cui riporto un brano:
"Oggi chiediamo alle potenze mondiali, chiediamo loro di capire che non si può mai mettere fine a una guerra con una guerra. Si possono combattere le guerre attraverso il dialogo e l’istruzione. E chiediamo alle potenze mondiali, se vogliono vedere la pace in Siria, in Pakistan, in Afghanistan,
di non mandare fucili, ma penne; di non mandare carri armati, ma libri; di non mandare soldati, ma insegnanti.
E ricordiamoci che anche un solo libro, una sola penna, un solo bambino e un solo insegnante possono cambiare il mondo.
Oggi dobbiamo sognare! Sognare un futuro radioso, dove ogni bambina e ogni bambino potranno andare a scuola; dove i diritti delle donne saranno riconosciuti e dove ci sarà uguaglianza e giustizia. Difendiamo i nostri diritti, combattiamo per i nostri diritti. Noi saremo il futuro, costruiamo il
nostro futuro oggi e trasformiamo i sogni di oggi nella realtà di domani."





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