lunedì 6 agosto 2012

Il pensiero corto e la vacanza low.

Me lo ricordo, io, che un sacco di miei compagni di scuola, da figli di immigrati del Sud , ad agosto rientravano in paese.
Partiva tutta la famiglia, in auto, per una lunga monovacanza , portandosi magari dietro anche qualche materasso aggiuntivo per dormire in cucina, alla bisogna.
I più intraprendenti invece sceglievano la roulotte, con i papà che facevano i pendolari del fine settimana, se il campeggio non era troppo distante dalla città. A fargli compagnia anche i parenti meno fortunati, che si “appoggiavano” a quelli che avevano una piazzola attrezzata, magari con una tenda subito accanto.
Ma della serie: tutto torna, leggo che quest'anno un italiano su tre cercherà ospitalità da amici e parenti, se non vorrà rinunciare del tutto a fare le valigie, causa indisponibilità economica.
Ma non è neanche e solo questo il motivo, e lo confermano illustri sociologi. Dice Chiara Saraceno:
«C’è una maggiore oculatezza generale nei consumi e quindi un maggior impiego delle risorse che si hanno a disposizione. Le seconde case, tanto disprezzate, improvvisamente acquistano valore. E magari dopo che vengono a trovarci degli amici e le apprezzano, anche noi siamo portati a vederle con occhi diversi.”
Ed Enrico Finzi, di AstraRicerche dice: «Il motivo non è solo il risparmio. C’è bisogno di restringere il perimetro esistenziale: la crisi è psicologica e culturale, prima che di portafogli. Pensiamo più corto, il che si traduce nella scelta di allontanarsi poco per avere una maggiore sensazione di controllo, più rassicurante, in un periodo storico dominato dall’incertezza.”
Insomma, anche i parenti-serpenti acquisiscono punti. Ed in fondo basta avere un giochino elettronico od un portatile, e l'evasione è garantita. Mica come quando ero piccola io.
Ricordo una volta,  avrò avuto 6 anni, andammo in visita a casa di parenti, nell'ambito di un tour vacanziero. Avevo scoperto le bubble-gum e non riuscivo a stare ferma.
Soffiavo l'aria indefessamente fino a che la bolla diventava grandissima, spiaccicandosi infine sul viso con uno schiocco che mi rendeva orgogliosa.
Nel soggiorno dove i miei stavano prendendo il caffè c'era un enorme specchio, e non mi pareva vero di rimirarmi in quella spettacolare impresa (era un po' che mi allenavo), nonostante gli sguardi di rimprovero di mia madre, sempre più infuriata. Appena fuori da quella casa presi un sacco di sculaccioni.

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