martedì 22 maggio 2012

Alla ricerca del tempo riacquistato.

Rammentate Proust e la sua incantevole descrizione del momento in cui, inzuppando un biscotto nel tè bollente, viene come per incanto trasportato al tempo della sua infanzia?
"… All’improvviso il ricordo è davanti a me. Il gusto era quello del pezzetto di maddalena che a Combray, la domenica mattina, quando andavo a darle il buongiorno in camera sua, zia Leonia mi offriva dopo averlo inzuppato nel suo infuso di tè o di tiglio...”
(Marcel Proust, Dalla parte di Swann)


Ecco, questa è l'immagine che, prepotentemente, simboleggia per me la favola. 

Avevo forse quattro anni,  sedevo al tavolo della cucina, e mia madre inzuppava tre o quattro biscotti  nel latte. Al mio rifiuto di aprire la bocca cominciava il racconto: forse il bel cavaliere stava andando a trovare la sua principessa, forse dietro l'angolo della casa c'era un mostro cattivo che lo avrebbe aggredito. 
A quel punto ingoiavo il primo boccone, tutta concentrata a fronteggiare il terribile pericolo. Ma non c'era da preoccuparsi, il cane era un guerriero colpito da incantesimo, e salvando il cavaliere si sarebbe riscattato,  recuperando le sue normali fattezze umane. Oppure il cavaliere in realtà non era che una fanciulla travestita, che voleva sfuggire ad un matrimonio combinato dal padre a sua insaputa... e così via.

Partendo da quelle immagini impresse su una scatola di latta,  le storie potevano avere infiniti sviluppi , infiniti colpi di scena, ma,  soprattutto,  avevano sempre un lieto fine.



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