giovedì 25 ottobre 2012

Ernesto e Mirella - Le scarpe.

In "Ernesto e Mirella" ho immaginato che le scarpe da ballo abbiano una vita propria. Non è una idea così originale, direte voi, soprattutto quelli che hanno letto "Scarpette rosse" di Andersen, dove quel paio di calzature  luccicanti saranno la rovina della protagonista, facendola danzare impazzita e senza alcun controllo. Tanto che la bambina, per liberarsi da quella terribile schiavitù, sarà costretta a farsi tagliare i piedi.
Per carità, quella è una favola brutale,  che pone l'accento sul fatto che  noi donne, rinunciando alla nostra autenticità per una effimera illusione, possiamo perdere la nostra vera essenza.

In questo caso le scarpe, simbolo potente per molte donne (sicuramente per me),  a volte  una maniacale passione,  vivono e lottano, come i protagonisti in carne ed ossa,  per non farsi fagocitare dalle mancanze o dai desideri di chi le possiede, riuscendo ad esprimersi fino in fondo soltanto quando sono ai piedi di chi le calza in modo appassionato, magari per ballare un tango.

Cambiando decisamente argomento, come direbbe il cronista del telegiornale, mi viene in mente una poesia dolorosa e struggente, di Joyce Lussu,  che parla di un altro paio di scarpette rosse.

C’E’ UN PAIO DI SCARPETTE ROSSE
C’è un paio di scarpette rosse
numero ventiquattro
quasi nuove:
sulla suola interna si vede ancora la marca di fabbrica
“Schulze Monaco”
c’è un paio di scarpette rosse
in cima a un mucchio di scarpette infantili
a Buchenwald
più in là c’è un mucchio di riccioli biondi
di ciocche nere e castane
a Buchenwald
servivano a far coperte per soldati
non si sprecava nulla
e i bimbi li spogliavano e li radevano
prima di spingerli nelle camere a gas
c’è un paio di scarpette rosse per la domenica
a Buchenwald
erano di un bambino di tre anni e mezzo
chi sa di che colore erano gli occhi
bruciati nei forni
ma il suo pianto lo possiamo immaginare
si sa come piangono i bambini
anche i suoi piedini
li possiamo immaginare
scarpa numero ventiquattro
per l’eternità
perchè i piedini dei bambini morti non crescono
c’è un paio di scarpette rosse
a Buchenwald
quasi nuove
perchè i piedini dei bambini morti
non consumano le suole.
Joyce Lussu


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