lunedì 1 ottobre 2012

Una pizza che è la fine del mondo!


Nelle varie alternanze, tra chiusure e trasformazioni,  del commercio romano al dettaglio, non sfugge la resistenza di due categorie di bottegai: i macellai ed i pizzicagnoli.

Da qualche anno, infatti, complice soprattutto la crisi, ma anche la più aggressiva presenza della grande distribuzione a ridosso degli  insediamenti abitativi, molti negozi aprono per qualche mese, poi cambiano gestione, finchè non arriva un cinese che vi si insedia stabilmente.

Nel corso degli ultimi anni abbiamo visto nascere e morire, in ordine rigorosamente cronologico:  jeanserie, negozi di informatica, negozi di telefonia, rivenditori di condizionatori e agenzie immobiliari, con la new entry di insegne "Compro oro" e "Vini sfusi".

Ma il macellaio romano non molla: coltellaccio in mano e capezza d'oro al collo, resiste,  nonostante la demonizzazione delle proteine animali e la concorrenza dei supermercati, perchè lui si attrezza: preparando piatti semipronti e gustosi per i bambini, offrendo una "bestia" (si esprime proprio così ) che viene da allevamenti certificati, consigliando la signora sul taglio migliore e via dicendo...

Ora passiamo ai pizzicagnoli. Rispetto a due generazioni fa, sono proprio in pochi. Parlo del tempo in cui la madre di famiglia andava all'alimentari tutti i giorni,  ma "segnava" (si diceva così per intendere che il bottegaio scriveva su un libricino l'importo della spesa giornaliera, che sarebbe stato saldato soltanto a fine mese - forse).

Il pizzicagnolo della mia infanzia era un battutaro implacabile e dai modi burberi, ma pronto, insieme alla  moglie e ai figli, ad avvolgere il cliente di cure premurose e di ascolto, svolgendo pure una funzione aggregante nel quartiere. Roba di cui si è persa traccia nel vortice della  GDO (Grande Distribuzione Organizzata).

Insomma, per quegli strani scherzi della memoria olfattiva, oggi ero in giro per commissioni, e sento lo stesso odore del forno dove andavo a comprare la pizza prima di entrare a scuola. Non era proprio lo stesso forno,  chiaramente, ma quel profumo fantastico mi ha invitato ad entrare.

In fila al bancone un paio di signore anziane, alla cassa un vecchino un po' sordo. Sento la voce squillante del giovane garzone che taglia la pizza, affabile e gentile: "Signora, la vuole come ieri? Bassa come me?" "Guardi, è appena uscita...croccantissima." "Soltanto due etti?" E poi, rivolgendosi dalla mia parte: "Signora, oggi abbiamo una pizza che è proprio la fine del mondo!"

Lo vedo spuntare dietro le teste delle anziane signore, piccolissimo di statura e scuro,  sicuramente peruviano. E penso che se lo dice lui, che è un possibile discendente dei Maya, oggi assaporerò la fine del mondo.









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