lunedì 25 giugno 2012

Poesia o Follia?


Il 24 agosto sarà definitivo il verdetto per Breivik, il killer di Oslo che ha ucciso 77 persone.

Nel sentirlo illustrare lucidamente e serenamente le modalità con cui ha eseguito la "missione" , al fine di proteggere il suo paese dall'invasione musulmana, il vice presidente dell'organizzazione in supporto delle vittime ha rimarcato come ascoltare Breivik faccia ammalare.

Ma io mi chiedo: lui, il mostro, come percepisce la sua condizione? Alcuni psichiatri sostengono che sia affetto da una forma di schizofrenia paranoide, una sorta di "delirio lucido", aggravato probabilmente dall' ambiguità affettiva della famiglia. L'accusa, sulla base di questa diagnosi, chiede l'internamento psichiatrico. Lui però si definisce perfettamente sano di mente, e con atteggiamento glaciale rifiuta qualsiasi aiuto.

In questi giorni di piacevole stacco dalle cose quotidiane mi è capitato di parlare anche di questo, di follia.

La follia di un uomo poco più che coetaneo. Un uomo che ho conosciuto soltanto attraverso il racconto degli altri e la genialità delle cose che faceva. E che ora non si sa dove si nasconda.

Si poteva intuire dalla fisiognomica?
Guardo le foto. Tratti alteri e spigolosi, bocca sottile, naso importante.
Si poteva intuire dal modo umbratile, a tratti collerico, con cui si rapportava alle persone che amava?
Lo hanno sentito sbraitare al telefono con la madre, soltanto perchè aveva osato disturbarlo.
Si poteva capire da quegli esili volontari?
Non viveva mai a lungo nello stesso posto, e confessava lui stesso che aveva rischiato di perdere il contatto con la realtà, quando, trasferitosi in campagna, aveva abbandonato ogni regola.
Si poteva forse capire dalle descrizioni minuziose che faceva nelle sue storie pulp, dando la vita a certi antieroi violenti e malavitosi? Oppure quando narrava della lotta per la sopravvivenza di un giovane Robinson Crusoe ante litteram, per il quale gli insegnamenti della famiglia e dei libri letti erano stati fondamentali?
A me è rimasto impresso il bellissimo passaggio di un romanzo in cui faceva dire al suo personaggio che rifuggiva le persone, preferendo stare in silenzio e consentendo così alla sua anima, piena di buchi, di far entrare sempre cose diverse. E forse da uno di quei buchi che è entrata la maledetta follia?


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