lunedì 11 giugno 2012

Ultima generazione.


- Non tutti possono essere orfani -
Jules Renard, Pel di Carota, 1894





Capita sempre, ogni volta che la mia famiglia si riunisce. La mia è una famiglia cosiddetta "allargata". Io, il mio compagno, sua figlia, i miei due figli, ed i rispettivi fidanzati del momento.

Capita che si stia molto bene, i ragazzi hanno una età che va dai 22 ai 30 anni, sono intelligenti, socievoli, smart ed hanno diversi interessi in comune, seppure ognuno abbia le sue peculiarità.

Si parla di un sacco di argomenti, dalla cucina, al cinema, ai viaggi, passando per l'ultimo esame all'università o lavoretto da iniziare.

Ma ad un certo punto accade qualcosa.

Magari arriva un sms che avvisa che il drago ha bisogno di cure, e allora la proprietaria del drago (o meglio dell'iPhone) mostra all'altra ragazza quell'ultima App che ha scaricato.
Il drago va nutrito, pulito, coccolato, e poi te lo puoi vendere.
Allora la seconda ragazza scarica il gioco, e comincia un "do ut des " di consigli che va avanti tutta la sera, allo scopo di vendere quel benedetto drago, sano e pasciuto.

Può capitare invece che i ragazzi si lancino nel gioco che gli consente di mostrare la loro abilità nell'indovinare tutti i loghi del mondo. Stanno in religioso silenzio, ognuno con il suo terminale tuttofare, rotto soltanto dalla sporadica richiesta di aiuto agli altri, quando proprio necessita.

Io ed il mio compagno, banalmente, leggiamo o sfaccendiamo per casa, accendendo il computer di tanto in tanto.

Ma ad un certo punto: "Mamma, guarda questo gioco, è fantastico!", oppure "A che punto sei arrivata di Angry Birds? Sei proprio una schiappa"





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