martedì 31 luglio 2012

Merde d'artista o artisti di merda?


Il prossimo anno ricorre l'80° della nascita di Piero Manzoni, detto Manzù, morto a neanche 30 anni per infarto.
Negli anni '50, frequentando gli ambienti artistici milanesi, conobbe Lucio Fontana, il fondatore dello spazialismo, reso celebre dai suoi buchi e tagli sulla tela.
Ma lui andò oltre, indicando la necessità di nuove soluzioni, nuovi metodi, nuove misure e scrivendo così:

non riesco a capire i pittori che (...) si pongono a tutt'oggi davanti al quadro come se questo fosse una superficie da riempire di colori e di forme (...). Tracciano un segno, indietreggiano, guardano il loro operato inclinando il capo e socchiudendo un occhio, poi balzano di nuovo in avanti, aggiungono un altro segno, un altro colore della tavolozza, e continuano in questa ginnastica (...). Il quadro è finito; una superficie d'illimitate possibilità è ora ridotta a una specie di recipiente (...). Perché invece non vuotano questo recipiente? Perché non liberare questa superficie? Perché non cercare di scoprire il significato illimitato di uno spazio totale, di una luce pura ed assoluta?

Manzoni critica l'artista che rende la propria firma un marchio come tanti. Tutto ciò che viene firmato, griffato, porta un marchio, riceve un valore economico che dipende dal marchio, non necessariamente dalle qualità dell’oggetto. E la questione riveste una straordinaria attualità, continuando ad essere uno dei problemi più seri per l' economia e l’arte.

Oltre alle uova sode firmate con l'impronta del suo pollice , ed ai palloncini riempiti di “fiato d'artista” mi piace ricordare le provocatorie e famose “merde d’artista”: scatolette contenenti rifiuti biologici, numerate da uno a trenta, per un valore complessivo fissato dall’artista in modo che fosse equivalente a quello dell’oro.


Nessun commento:

Posta un commento